venerdì 30 marzo 2018

La Pasqua con Giulietto.

Siamo a Pasqua. Ne approfitto per raccontare qualche aneddoto divertente su questi giorni con Giulietto. 

Se il Natale è stato sempre passato insieme, il giorno di Pasqua spesso è stato “libero” nel senso che io e mio fratello, fin dalla morte di nostra madre nel 2001, eravamo liberi di poter andare a trovare i nostri zii di Milano.

A Giulietto non dava fastidio il fatto di non passare la Pasqua insieme. Su un punto, però, era intransigente: la tradizionale colazione pasquale, fatta con uova sode, salame e, soprattutto, la classica torta salata a base di formaggio, con le uova incastonate dentro. Non preparare la colazione nella dovuta maniera, comprando anche i migliori prodotti, equivaleva a sentire urla e strilli che si udivano per tutto il palazzo o fino a Milano.

Per noi era stress, però eravamo anche molto contenti e, quando stavamo a Roma con lui, il divertimento era assicurato. Giulietto divorava tutto e se ti vedeva togliere qualcosa dalla tavola mentre lui mangiava partivano subito parolacce, salvo poi immediatamente ravvedersi per il giorno Santo.

Altro momento di risate a più non posso era l'apertura dell'uovo di cioccolata che, ufficialmente, avveniva dopo pranzo. Il problema era che nei giorni precedenti Giulietto veniva spesso subissato di uova al cioccolato, come i Re Magi facevano con il Bambinello a Natale. Quando ciò non accadeva oppure la cioccolata era poca, si rivolgeva alla fida Agnese per farsi comprare un uovo di nascosto. Ovviamente veniva scoperto e si beccava qualche rimprovero, cui seguivano da parte sua una serie di parolacce ed urla che facevano morire dalle risate.

Negli anni, se per me la torta pasquale era diventata uno stress, invece la scelta dell'uovo era un divertimento. Ho spaziato dalle uova artigianali (preferiva sempre quelle al latte) a quelle della Lazio, ad altre di marche prestigiose. Pasqua del 2017 non l'abbiamo passata insieme ma gli ho comprato un uovo gigante. Era molto contento anche se non lo mangiò tutto. Erano i segnali visivi che aveva mollato la presa......


lunedì 26 marzo 2018

Svuotato di tutto!

Nell'esatto momento in cui Giulietto se ne è andato, mi sono sentito svuotato di tutto e senza la minima forza. Inerme.

Negli ultimi due anni ragionavo e mi muovevo come un soldato, cercando di non farmi trascinare dalle emozioni, solo spinto da un forte senso del dovere verso mio padre, verso la mia vita e nei confronti delle persone che mi volevano bene. Cercavo di fare ciò che andava fatto, guardando solo avanti. Raramente mi voltavo indietro. 

In quel momento era finito tutto. Ascanio che si alzava ogni mattina affrontando la vita di petto era improvvisamente scomparso insieme a Giulietto. Lo aveva seguito, lasciando spazio ad una persona che non aveva più la forza e la motivazione di fare nulla.

Ma dovevo ancora chiudere due faccende, almeno per il momento: c'era da organizzare l'estremo saluto da dare a Giulietto e dopo qualche giorno avrei dovuto assolutamente fare il concorso per il quale avevo studiato come un matto.

Mio fratello non era nelle condizioni di reagire ed aveva lasciato dopo poco l'ospedale. Io stavo lì, compiendo alcune formalità di rito, come la donazione delle sue cornee, mentre mi facevano compagnia Valentina (la mia fidanzata) ed alcuni amici arrivati di corsa: Antonio, Mariangela (attaccati a Giulietto per la pelle) e Corrado, il mio amico di infanzia, con cui abbiamo condiviso una vita. Fortunatamente ho potuto contare molto su Valentina che mi ha aiutato non poco, ma si sono date da fare per alcuni aspetti pratici (come il vestito e gli effetti personali) anche Simonetta, mia cognata, ed Agnese l'assistente di mio padre. Senza il loro aiuto sarebbe stato un grosso problema. Ed altrettanto grosso lo sarebbe stato se non mi fossero stati vicini anche altri amici. Mi sentivo come privo di ogni volontà. Mi muovevo per inerzia. Una sensazione strana, mai provata prima. Il giorno dopo il funerale sono andato a fare il concorso e dopo una settimana sono scoppiato fisicamente e mentalmente. Era prevedibile.

lunedì 19 marzo 2018

Un padre "sui generis".

Oggi esco un poco dal seminato, dal momento che è la “Festa del Papà”. Giulietto  non è mai stato un padre nel senso tecnico del termine. Almeno per me e per come mi relazionavo con lui. A livello economico era sempre disponibile (non ha fatto mai mancare nulla a me o mio fratello, permettendomi di portare avanti la grande passione che ho per i motori, comprandomi oltretutto la prima Harley-Davidson nel lontano 1992) e si prodigava per farci stare bene. Mancava, però, della autorevolezza tipica del padre. A volte sembrava un semplice amico, a volte un fratello, a volte....nulla! 

Il mio rapporto con lui l'ho costruito durante il periodo della malattia. Un rapporto creato tra numerose difficoltà e mille recriminazioni che nel tempo ho imparato a mettere da parte, per lasciare spazio a quel sentimento autentico che pian piano è sbocciato nei suoi confronti. Un sentimento di affetto che ha iniziato a prescindere da eventuali suoi errori commessi durante la precedente vita (quella prima dell'aneurisma, per intenderci), che si sono ripercossi inevitabilmente su me e mio fratello.

Ho iniziato, sforzandomi non poco, a voler bene a Giulietto per quello che era. Senza pensare al padre che poteva essere e non è stato. Senza pensare al fatto che senza diversi suoi errori assolutamente evitabili, avremmo potuto vivere una vita senza alcuna preoccupazione a livello economico. Ho iniziato a vedere la persona che c'era dentro e non quella che gli avevano costruito attorno.

E' stato molto difficile questo lavoro e non senza insidie, ma partire dal fatto che dovevo volergli bene perchè, in fondo, era una brava persona, una persona di cuore, mi ha permesso di non farmi ostacolare da alcune situazioni nella costruzione di questo rapporto con lui. Giulietto era come una persona a cui mancano le gambe. C'è chi si trova in questa situazione (….vedi ad esempio il pilota di auto Alex Zanardi), la accetta e ne fa la sua forza invece di sopperirvi, e chi no. Giulietto apparteneva a questa seconda categoria. Non perchè fosse un poco di buono. Semplicemente non aveva trovato, o non aveva cercato nella maniera corretta, gli strumenti per far fronte ad alcune sue lacune.

In undici anni ho costruito un rapporto in cui, alla fine, lui era diventato il figlio ed io il padre, ma non mi ha mai disturbato. Sono stato contento di volergli bene. Ho compreso quale era il percorso da seguire ed alla fine,  in certi momenti, ho trovato anche la figura paterna che mi era sempre mancata. che alla fine si è manifestata attraverso poche parole o piccoli atteggiamenti, ma sufficienti per avermi reso orgoglioso di avere vicino una persona così.

lunedì 12 marzo 2018

Sabato 13 maggio 2017: arriva una nuova stella, inizia un altro cammino!

E' sabato mattina e Giulietto è ricoverato al San Giovanni da circa una settimana. Da quando era peggiorato e non si capiva cosa avesse. Di fondo, visto il suo stato e la necessità continua di avere una persona vicino che lo aiutasse praticamente in ogni cosa, ero contrario ad un suo ricovero, ma ad un certo punto era diventato indispensabile. Mi alzo presto, dato che dormo pochissimo da molti giorni. Oltretutto di lì a qualche giorno ho i quiz di un concorso per cui sto studiando come un matto da tempo. 


C'è il sole, ma la giornata è buia. Fin dal ricovero i medici dell'ospedale mi avevano detto che c'era un'infezione in corso che stavano curando con antibiotici, ma la situazione era critica. Mi avevano parlato di “cachessia”, cioè di un progressivo decadimento degli organi. Una delle tante volte in cui avevo chiesto notizie avevano utilizzato il termine “nonnino” per riferirsi a mio padre. Lì per lì ci ero rimasto male, ma era la verità. In sei mesi aveva avuto un decadimento eccessivo. Si era invecchiato talmente tanto che dimostrava molto più dei suoi settantaquattro anni. 

Ogni volta che io e mio fratello andavamo a parlare con i medici, vedevo i loro volti, il loro rapportarsi nei nostri confronti e non faceva presagire nulla di positivo. Proprio il giorno prima avevo chiesto ai medici del reparto di farmi riportare mio padre a casa, ma si erano opposti perchè troppo pericoloso. Aveva bisogno di cure che solo in ospedale gli avrebbero potuto dare e se lo avessi portato via, secondo loro, lo avrei ucciso. Me lo vietarono e siccome non sono un medico, non mi opposi. 

Comunque quel sabato riesco a studiare un poco, anche se la testa va altrove. Non so come ma riesco a trovare la forza. Verso le undici e mezzo mi inizio a preparare per poi andare a trovare Giulietto. Arriva una telefonata. E' l'ospedale. Mi dicono di andare subito perchè Giulietto si è aggravato. Chiamo Valentina e mio fratello dicendogli di correre. Ovviamente Emiliano fa delle domande e vorrebbe delle risposte, ma non le ho. O meglio: ne conosco una ma non gliela voglio dare. Il mio cuore mi dice che Giulietto se ne sta andando. 
Salgo sullo scooter ed inizio a piangere per tutto il breve tragitto che mi separa dall'ospedale. 

Arrivo trafelato da Giulietto che è attaccato all'ossigeno ed ai vari macchinari. Ha gli occhi chiusi e respira a fatica, ma percepisce che sono con lui. La sua mano destra, che non lascio un attimo, è rossa e gonfia. Sono disperato. Il personale dell'ospedale capisce la situazione e mi stanno vicino in molti. Arrivano in rapida successione mio fratello, Valentina e mia cognata. Poi Agnese, la sua assistente. Viene chiamato il prete per l'estrema unzione. Giulietto alza il braccio e si fa il segno della croce. Io piango come un disperato, ma trovo la forza di non lasciarlo un attimo anche se, a dire il vero, è lui che sta lasciando me. Mi sta lasciando senza un padre, un amico ed un figlio, dopo che eravamo riusciti a costruire un rapporto praticamente inesistente

Nel giro di un'ora dal mio arrivo, si spegne. Tre sospiri e lascia la mia mano. Se ne va. Mi sento spaesato. Non ho la forza di fare nulla se non piangere. Ringrazio solo che mi abbia aspettato. Abbiamo iniziato e finito insieme un lungo viaggio cominciato nel dicembre del 2005. C'è una nuova stella che riuscirò a vedere sempre anche quando le nubi saranno grigie e pesanti. Il 13 maggio del 2017, intorno alle ore 14, per me inizia un altro viaggio, forse ancora più duro. Dovrò cercare di dare senso a tutto quanto accaduto, di trasformare quell'enorme dolore che mi porto sempre appresso in qualcosa di positivo.


Link presenti

All'interno di questo blog troverete diversi link attinenti al quartiere San Giovanni-Appio Latino. La zona dell'ex IX Municipio, per intenderci. Sia la famiglia di mio padre che quella di mia madre sono originarie di questo quartiere: loro stessi mi sembra si conobbero al liceo classico Augusto. Anche io e mio fratello abbiamo sempre vissuto qui ed il legame con questo territorio è molto forte, così come lo è stato fino all'ultimo per mio padre. Allo stesso modo, troverete link riguardanti la Società Sportiva Lazio tradizione, da sempre, della famiglia Gardini.

giovedì 8 marzo 2018

Perchè questo blog ????

Finalmente mi sono deciso. Mi sembrava doveroso. Era da tempo che volevo raccontare l'esperienza vissuta con mio padre in oltre dieci anni, che nello spazio di pochissimo si è trovato dall'essere un affermato professionista a dover affrontare una condizione di disabilità, con la necessità di assistenza continua.

In questi undici anni io e la mia famiglia abbiamo dovuto affrontare una serie di problematiche di cui ci saremmo aspettati. Ma in questi dieci anni ho costruito, praticamente da zero, un rapporto che prima non esisteva. Mio padre si è trasformato da Pier Giulio in Giulietto ed alla fine il rapporto si era sovvertito, essendo praticamente lui il figlio.

Questo blog (che cercherò di aggiornare con cadenza settimanale), quindi, non solo vuole essere solo un omaggio ad una persona che ho imparato ad amare nel tempo e che mi ha lasciato un vuoto incolmabile. Una persona incredibilmente buona, ma anche estremamente complicata e difficile. In questo spazio virtuale voglio raccontare e descrivere anche tutte le situazioni che sono capitate e di cui ho memoria, cercando di offrire un valido aiuto a chi si trova nella medesima condizione. E non parlo solo di problemi pratici, ma anche di stati d'animo e condizioni strettamente personali. Perchè se è vero che sono stati anni molto duri e che la mancanza di Giulietto si fa sentire sempre di più, è anche vero che ne sono uscito arricchito a livello interiore. Circostanza di cui mai e poi mai mi sarei aspettato. Buona lettura a tutti!