martedì 24 luglio 2018

Quale riabilitazione ????

Nel frattempo mio padre, fortunatamente, dava segni di ripresa concreti ed eravamo tutti più contenti anche se, come al solito, non sapevamo quando e come ne sarebbe uscito. I medici ad un certo punto si sbilanciarono dicendo che l'aneurisma cerebrale aveva creato solo problemi motori, non inficiando in alcun modo sulla capacità cognitiva ed espositiva. Progressivamente Giulietto iniziava a riprendere conoscenza e stare meglio.

Dentro di me sapevo che c'era il rischio di trovarmi un'altra persona davanti rispetto a quella che conoscevo, ma non mi importava. Volevo solo che uscisse quanto prima da quella situazione. Poi avrei fatto i conti con quello che sarebbe stato.

Quando in clinica apparve quasi certo che mio padre si sarebbe ripreso, ci dissero che sarebbe dovuto andare per un tempo imprecisato, ma non brevissimo, in un centro di riabilitazione motoria ove riprendere le funzionalità. Cercammo di capire dove portarlo. Quale sarebbe stata la soluzione migliore per lui. Nel valzer di informazioni e consigli che ci arrivarono, un giorno mi chiamò zia Patrizia di Milano, che mi suggerì un centro nel comasco specializzato nel recupero di pazienti con problematiche come quelle di mio padre, insistendo che lo avremmo dovuto portare lì.

Le opzioni erano due: portare mio padre in quel centro, lasciarlo da solo e vedere se in quel modo si sarebbe dato da fare per recuperare nel più breve tempo ben sapendo che io, mio fratello e mia zia lo avremmo visto poco (Zia Patrizia, comunque, ci aveva dato tutta la sua disponibilità per aiutarlo). L'altra alternativa era quello di trovare una soluzione a Roma in modo da poterlo monitorare in continuazione e vederlo spesso. Zia Patrizia ci disse che secondo lei la situazione migliore era quella prospettata da lei, sulla base di quanto detto prima, ossia del fatto che in quelle condizioni e non avendo altra scelta mio padre si sarebbe dato da fare per tornare quanto prima a casa ed alla vita di prima, per quanto possibile.

Dopo aver valutato la situazione ed esserci confrontati tutti e tre, pensammo che, forse, la soluzione ideale sarebbe stata quella di portarlo in un centro riabilitativo della Capitale in modo da poter monitorare mio padre costantemente. La scelta fu dettata anche dal carattere di mio padre: avevamo paura che lontano dagli affetti più stretti si sarebbe lasciato andare.

Visti i risultati, di cui parlerò in seguito, fu la scelta giusta ???? A mio avviso sì.

giovedì 12 luglio 2018

Problemi burocratici

Uno dei problemi cui ci siamo trovati dinanzi, oltre a quelli strettamente connessi con la salute di mio padre, ha riguardato gli aspetti ordinari della sua vita, come il pagamento delle bollette, la gestione del conto in banca ecc. anche in relazione al fatto  che mio padre era un libero professionista, doveva ancora andare in pensione e non si sapeva se avrebbe potuto ricominciare a lavorare.
Vediamo nello specifico quali sono le cautele che andrebbero sempre adottate in una famiglia, dal momento che quanto è capitato a mio padre potrebbe succedere a chiunque.

Vita ordinaria: bisogna cercare di garantire almeno la salvaguardia delle condizioni di vita ordinarie del malato.
Io e mio fratello vivevamo con mio padre in una casa in affitto a cui lui provvedeva, unitamente al pagamento delle utenze varie.
Ovviamente ci siamo trovati in difficoltà principalmente per quanto riguardava il pagamento del canone di locazione di casa. Ci ha aiutato nostra zia, dal momento che non avevamo un lavoro stabile.  Onde scongiurare situazioni simili, conviene predisporre (se si hanno le possibilità) una disposizione permanente di bonifico sul conto corrente dell'intestatario del contratto di locazione. Altra soluzione è quella della delega o della co-intestazione del conto corrente in questione: noi non avevamo fatto nulla di tutto questo! Quando mio padre ritornò alla vita e fu in grado di intendere e volere, provvedette lui stesso ma, fino a quel momento, fu un problema. Per quanto riguarda le utenze, nel lontano 2005 arrivavano le bollette cartacee e si poteva provvedere. Ora, con internet, conviene aprire un account, con le password alla portata di tutti, stamparle e pagarle.

Vita lavorativa:  qui la faccenda si fa nettamente più complicata e non ho una precisa soluzione da dare. Mio padre era un libero professionista ed aveva una attività in proprio. Pur nella disgrazia, gli mancava molto poco alla pensione. Versammo i contributi per suo conto, ma qui fummo aiutati anche dal fatto che conoscevamo il suo commercialista e, soprattutto, da mia zia che aveva le risorse economiche per farlo. A livello pratico, continuammo a mandare avanti la sua attività attraverso dei collaboratori ma, ovviamente, gli incassi diminuirono notevolmente. Parecchio!

Non appena mio padre si riprese, pur avendo problemi motori, con l'aiuto dell'intera famiglia, fu messo nelle condizioni di seguire, anche se marginalmente, il proprio lavoro. Ma niente fu come prima.