martedì 17 aprile 2018

Un Natale strano......

Qui inizia il “bello”. Avuto contezza che l'operazione era andata bene, grazie ad Alfredo il nostro medico di base, che era anche uno dei suoi migliori amici, facemmo trasferire quasi immediatamente mio padre in un altro ospedale dove avevano un reparto attrezzatissimo (del quale per principio non farò il nome, ma lo meriterebbe, grazie alla professionalità del personale) ove stette per qualche tempo. Ricordo la prima volta che me lo fecero vedere: non lo riconobbi. Aveva la testa gonfia ed il viso deformato. Giulietto si era sentito male a metà dicembre e, nel frattempo, si era fatto Natale.

Terrò sempre in mente un episodio del giorno di Natale: mio padre era in stato di semi-incoscienza ma, tuttavia, ogni tanto parlava e rispondeva. Gli chiedemmo che giorno fosse e ci disse che era Natale. Gli chiedemmo pure qualche notizia sul calcio (la sua passione). Ci disse che in Inghilterra avrebbero giocato il giorno dopo. Sia io che i miei familiari (mio fratello e le mie zie) rimanemmo allibiti da queste parole e non fummo mai in grado di spiegarci l'accaduto, ne lui si ricordò mai l'episodio.

Passato il periodo più critico, fu trasferito nuovamente nell'ospedale dove lo avevano operato.
Ricordo quei giorni di festa come molto strani, per non dire brutti. Ero abbastanza spaesato. Da una parte felice perchè notavo che mio padre dava segni di ripresa. Dall'altra, avevo una terrificante paura del futuro. Non sapevo come si sarebbe evoluta, ed in quali termini, la questione. Quanto ci avrebbe messo mio padre per recuperare ???? Sarebbe tornato quello di prima ??? Quanto sarebbe dovuto restare chiuso in qualche ospedale ???? In più c'erano i moltissimi problemi familiari (di questi parlerò successivamente) e, come al solito, la situazione lavorativa personale che non era affatto rosea, anche se di lì a poco si sarebbe presentata una buona occasione.

mercoledì 11 aprile 2018

Tre giorni tremendi!!!

Nemmeno a farlo a posta il giorno dopo l'operazione di mio padre avrei dovuto sostenere gli scritti dell'esame per l'iscrizione all'albo degli Avvocati. Una vera follia. Tre giorni di delirio assoluto durante i quali non hai alcun contatto con il mondo esterno, se non quando termini la prova scritta.

Nella drammaticità della faccenda mi trovai dinanzi ad una scelta molto dura: fare la spola tra ospedale e casa, aspettando notizie di mio padre, oppure provare a fare gli scritti ???? Mille dubbi mi assalirono in poche ore. Piangevo, avevo il cuore a pezzi, ma non volevo nemmeno perdere la possibilità di fare qualcosa di buono. Qualcosa per la mia vita che avrebbe potuto permettermi di gettare basi concrete per il futuro. In un momento di lucidità valutai la situazione nella sua interezza. Stando a casa o in ospedale non avrei potuto fare nulla di concreto per mio padre, ma andando a fare la prova scritta dell'esame non sarei stato informato costantemente degli sviluppi.

Scelsi questa seconda opzione ben sapendo che, al pomeriggio, quando sarei entrato in possesso del telefonino, avrei potuto trovare qualche messaggio con brutte notizie. Informai mio fratello delle mie intenzioni ed il giorno dopo andai a sostenere la prima prova degli esami.

A distanza di molto tempo ricordo perfettamente quei giorni di dicembre 2005 in cui andai a sostenere gli scritti per l'esame da Avvocato. La mattina mi alzavo con una sensazione di scombussolamento totale e fino a quando entravo dentro le aule avevo il terrore del telefonino. Il terrore che arrivasse qualche brutta notizia.

Così quando uscivo la sera e lo accendevo. Nel mezzo tanta tristezza e preoccupazione. Più tentavo di essere freddo e razionale e più i pensieri mi assalivano. Se sono riuscito a terminare le prove durante i tre giorni, molto lo debbo ai miei amici dell'università che hanno fatto l'esame con me e stavano nella mia stessa aula. Non mi lasciavano solo un attimo fin quando iniziava la dettatura dei compiti e dopo mi seguivano spesso con lo sguardo. Non so cosa avrei fatto senza di loro. Stavo lì per forza di inerzia. Infatti lo scritto andò male. 

mercoledì 4 aprile 2018

Quando accade.....

Spesso ci si trova totalmente impreparati, per non dire spaesati. Mio padre si sente male un pomeriggio: lo trovo riverso nel letto e chiamo subito l'ambulanza. Lì per lì penso ad un infarto ed inizio a praticare il massaggio cardiaco (pur non sapendolo fare), per evitare di restare immobile. Capisco subito che la situazione è drastica. Fortunatamente l'ambulanza arriva dopo poco e lo portano nel vicino ospedale. Iniziano tutta una serie di difficoltà, perchè quando ti dicono che la faccenda è grave fai fatica a non andare subito nel pallone, perdendo la lucidità.

Il primo problema immediato è interagire con il personale medico, anche per chi è del settore. Il malato, dopo essere portato al pronto soccorso, viene visitato ed i parenti si trovano ad aspettare notizie, non dandosi pace e, spesso, chiedendo a più non posso. La cosa migliore da fare è solo munirsi di santa pazienza ed attendere risposte dal personale medico.

Accade che, mentre siamo in attesa al pronto soccorso, esce una dottoressa molto giovane per darci informazioni, dicendo a me e mio fratello che mio padre ha avuto un aneurisma e, probabilmente, non è operabile. In pratica è spacciato.

Ovviamente il dolore ti assale e non sai più che fare ed a chi rivolgerti. Avendo mio padre dei cugini medici  (oltre a numerosi amici nel settore), iniziamo ad effettuare una serie di telefonate, pregando di intervenire.  L'attesa non è breve, ma riusciamo a sapere che avrebbero provato ad operarlo.

Fortunatamente finisce nelle mani di un neurochirurgo di livello assoluto che gli salva la vita dopo numerose ore di intervento al cervello e dopo aver applicato una “clip” alla vena che era esplosa.

In quei momenti, per quanto sia, non hai la lucidità per pensare ad altro ed al futuro, anche perchè spesso non lo sanno nemmeno i medici cosa avverrà dopo. Se l'operazione riesce si limitano a comunicartelo facendoti delle previsioni di massima. Tu che sei il parente del malato, ovviamente, vorresti sapere tutto per filo e per segno, ma la maggior parte delle volte non è possibile.